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"Padre, dove vai senza tuo figlio? Sommo sacerdote, dove vai senza il tuo diacono?". 
"Figlio mio", gli ripose Sisto, "io non ti abbandono. Ti attendono più grandi combattimenti. Non piangere. Fra tre giorni mi seguirai"


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Eventi in Parrocchia


San Lorenzo Martire
Laghetto - Monte Compatri

Orari Sante Messe

FESTIVO: Ore 08.00, 9.30*, 11.00 (Da Luglio a Settembre ore 11.00)
FERIALE E PREFESTIVO : Ore 17.30 
ORARI SPECIALI FERIALI*:
- Ore 9.00 Pasquetta e feriali di S. Stefano, 25 Aprile, 4 Giugno e 15 Agosto
- Ore 19.00 Mercoledì Santo, Corpus Domini diocesano e giorni stabiliti dal Vescovo
- Altri orari non presenti verranno indicati 2-3 giorni prima

* Orari aggiunti per Covid ed altre simili


Il Santo Patrono
Lorenzo, arcidiacono della chiesa di Roma, fu una delle più famose vittime della persecuzione  dell'imperatore Valeriano. Costui, salito al trono a 60 anni di età, associò all'impero  il figlio Gallieno, indolente e crudele. Dopo quattro anni di pace concessa alla Chiesa, scatenò una nuova persecuzione con due successivi editti. Con quello del 257 ordinò l'esilio a vescovi, sacerdoti e diaconi. Con il decreto del 258 comminò la pena di morte. La persecuzione fu generale e molto cruenta. Fra le vittime più illustri figurano a Roma il papa Sisto, Lorenzo e sei diaconi. La persecuzione cessò con la fine di Valeriano.
Le notizie che abbiamo riguardo alla sua vita, in massima parte leggendarie, le deduciamo dal romanzo storico conosciuto sotto il titolo di Passione di Policronio della fine del secolo V, una specie di storia della persecuzione di Decio, antecessore di Valeriano. Secondo questa passione,  Sisto II, sarebbe stato arrestato nel cimitero mentre rivolgeva la parola all'assemblea e condannato alla decapitazione nel luogo stesso dell'arresto. Durante il tragitto, l'arcidiacono Lorenzo, incaricato d'ufficio dell'amministrazione dei beni della chiesa e del sostentamento dei poveri, accorse premuroso per rivedere ancora una volta il "suo Papa". Gli si avvicinò trepidante mentre procedeva scortato da soldati e gli disse senza ritardare la marcia del drappello: "Padre, dove vai senza tuo figlio? Sommo sacerdote, dove vai senza il tuo diacono?". "Figlio mio", gli ripose Sisto, "io non ti abbandono. Ti attendono più grandi combattimenti. Non piangere. Fra tre giorni mi seguirai".
S. Leone I, detto il Grande, così descrive in una omelia il martirio di S. Lorenzo: "L'empio persecutore si accanì contro il levita, che era più in vista sia perché preposto al sacro ministero, sia perché preposto all'amministrazione dei beni ecclesiastici. Quest'uomo, avido di denaro e nemico della verità, chiede al custode senza macchia del santuario di consegnargli le ricchezze della chiesa. Il levita castissimo, per mostrargli allora il deposito che ne aveva fatto, gli presenta una truppa numerosissima di poveri fedeli, per mantenere e vestire i quali aveva impiegato quei beni ormai imperituri, i quali tanto più erano salvi, quanto più santamente erano stati impiegati. Perciò vedendosi frustrato nel disegno di rapina, ardente d'odio contro una religione che aveva istituito tale impiego di ricchezze, tenta di strappargli il migliore tesoro con il rapirgli il deposito ch'era per lui la più sacra delle ricchezze. Ordina a Lorenzo di rinunziare a Cristo e si dispone ad attaccare con terribili supplizi il coraggio intrepido di quell'anima di levita; ma non ottenendo nulla coi primi, ne fa seguire altri più crudeli. Comanda che le sue membra straziate, e tutte lacere dalle percosse, siano poste ad arrostire sul fuoco; e ad aumentare la sofferenza della tortura e prolungarne il supplizio, ne fa girare e rigirare il corpo su di una graticola di ferro divenuta già rovente per il gran fuoco che vi si faceva sotto. La fiamme non poterono vincere la carità di Cristo; e fu più debole il fuoco che bruciava di fuori che quello che ardeva di dentro. L'arcidiacono martire ha potuto pregare con l'autore del libro dell'Ecclesiastico: "Voglio celebrare te, o Signore, mio re, e lodare te, o Dio, mio salvatore. Celebrerò il tuo nome perché tu fosti per me rifugio e aiuto, salvasti il mio corpo dalla rovina, dal laccio di una lingua malefica, e dalle labbra di fabbricatori di menzogne" (51, 1-2).

Risale al secolo IV la tradizione che S. Lorenzo sia morto bruciato su di una graticola, che è diventata con il libro e la croce il motivo iconografico a lui peculiare. Sant'Ambrogio per primo ha esposto con abbellimenti retorici l'incontro di Lorenzo con Sisto, la presentazione al tiranno dei poveri e il supplizio della graticola con il sarcasmo, nella sua versione più antica: Assum est, versa et manduca! (Da una parte sono già cotto, voltami e mangia!)

La più antica raffigurazione di lui con la graticola, il libro e la croce è conservata a Ravenna nella lunetta del cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia risalente a circa la metà del secolo V. La depositio Martyrum del 354 ricorda il giorno del suo martirio il 10 agosto 258. L'esempio di Lorenzo, caduto in terra come grano pronto per la semina, ha portato frutti abbondanti, suscitando una schiera di generosi giovani a servizio della chiesa e dei poveri.

S. Lorenzo ha versato il suo sangue e bevuto il calice amaro per proclamare il messaggio di Dio. In lui abbiamo, noi comunità parrocchiale di S. Lorenzo Martire, un esempio coraggioso e convincente che nessuna forza cattiva può sconfiggere la fede. Egli è una sfida attuale per la nostra generazione consumistica. La vita frenetica continua senza tregua. Facciamo allora un momento di pausa, riflettiamoci sopra, e ci accorgeremo che non è mai tardi per convertirci!

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